Ho quasi 52 anni ma credo di essere “vintage” dalla nascita.

Già nei lontani (anche se mi sembrano soltanto ieri) anni ‘80 e ‘90, senza avere la minima idea di cosa significasse il quiet (o silent) luxury, la mia idea di fashion si discostava enormemente dalle mode del momento.

 Non sono mai riuscita ad indossare qualcosa solo perché la moda del momento lo imponesse.

 Per carità, a volte ci ho anche provato, ma non so spiegare cosa significa per me sentirmi nella mia pelle. Indossare un capo é una seconda pelle. Che si adatta perfettamente alla tua. 

Nessun disagio, nessuna forzatura. 

Sono sempre stata attratta da tutto ciò che non avesse tempo.

Dalla musica al cibo alla moda. Tutto quello che in maniera semplice e vivace riuscisse a trasmettermi un’emozione. 

Brutta cosa avere un animo sensibile. 

Ho sempre avuto molto pudore della mia emotività. 

Ho sempre pensato che fosse una caratteristica da non esibire perché sinonimo di debolezza, fragilità.

Ci ho messo molti anni per comprendere un’altra verità. 

Che questa enorme, sproporzionata, prepotente emotività fosse croce ma anche delizia.

Perché è vero che mi ha fatto soffrire il triplo ma è vero anche che mi ha permesso di godere il quadruplo.

Della bellezza in tutte le sue forme. 

Di soffermarmi su impercettibili dettagli per sentire il cuore esplodere di gioia.